lunedì 23 aprile 2018

Quello che fu...lo sbarco degli Americani a Gela.

fonte: Gela città di Mare

Come pianificato gli Alleati iniziarono le operazioni per l’invasione della Sicilia con un nutrito lancio di truppe paracadutiste dietro le linee difensive poste sulla costa.
Il loro compito era quello di impadronirsi dei principali nodi stradali posti nell’entroterra a ridosso delle difese costiere per impedire l’afflusso dei rinforzi verso la costa , ed occupare gli aeroporti posti nelle immediate vicinanze.

Alle prime luci dell’alba del 10 luglio (ore 03.37) il Magg. Rubellino comunicò che il nemico stava cercando di sbarcare sulla destra del pontile di Gela.
I rangers dovettero battersi per conquistare ogni bunker ed ogni trincea. Venne comunicato dal Maggiore Rubellino che il nemico era riuscito a sbarcare e che vi erano infiltrazioni dal lato del belvedere di Gela.
Infatti, sopraffatte le difese sulle spiagge, alcuni plotoni di rangers avanzarono rapidamente nella città, dove si accesero immediatamente aspri combattimenti.
Sul corso principale, un nucleo di Carabinieri che vigilava sul centro della città (buona parte della città era stata evacuata la mattina precedente) sorprese i rangers.
Iniziarono subito a sparare sui nemici, nel frattempo sopraggiunsero
altri americani, ma a dare man forte ai Carabinieri arrivarono alcuni giovani gelesi. Dopo circa due ore di combattimenti i Carabinieri vennero circondati e quindi sopraffatti, mentre i giovani gelesi accorsi in loro aiuto riuscirono a rifugiarsi sul campanile della chiesa madre, da dove continuarono a resistere lanciando bombe a mano.
Quando cominciò ad albeggiare, la resistenza si era di molto affievolita, ma dal campanile della cattedrale e dal bunker dell’arco di Porta Marina si continuava a sparare.
Numerosi furono i corpi dei nemici sulla spiaggia. 

Venne comunicato che il presidio di Gela è asserragliato e circondato e che si combatte ancora dentro l’abitato; l’obiettivo era stato raggiunto dalla parte dei rangers e che si dovevano affrontare gli intrepidi uomini del gruppo mobile provenienti da Niscemi.

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